Nella
mia vita non c’è un briciolo di saggezza. E neanche di follia. Non so
esattamente cosa c’è nella mia vita. Forse, semplicemente la vita. E la
solitudine, che è saggezza e follia fuse insieme. La solitudine s’impadronisce
della mia casa con estrema disinvoltura. Non lascia nulla al di fuori di lei,
con la sola eccezione della pagina bianca. È quando scrivo che io sono meno
solo. La solitudine, quando cresce all’interno di una coppia, è terribile,
malefica. Quando entra in casa mia è – come dire? – rilassata. Ha le sue
abitudini, il suo luogo deputato. La solitudine è una malattia da cui non si
guarisce se non lasciandola in tutta libertà e soprattutto non cercandone il
rimedio, da nessuna parte. Ho sempre temuto coloro che non sopportano di
restare soli e chiedono alla coppia, al lavoro, all’amicizia, perfino al
diavolo ciò che né la coppia, né il lavoro né l’amicizia, né il diavolo possono
dare: la protezione contro se stessi, l’assicurazione di non dover mai fare i
conti con la verità solitaria della propria vita. Queste persone sono
infrequentabili. La loro incapacità a stare sole fa di loro le persone più sole
al mondo.
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tratto da Consumazione di Christian Bobin
Foto di Henri Cartier - Bresson
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