mercoledì 4 novembre 2009

LE API DEL SOGNO SONO FINALMENTE VOLATE A CASA



Finalmente sono uscite le api. Dovrei dire il libro “Le Api del Sogno”, ma negli anni “le api” ci hanno davvero fatto compagnia e accompagnato in tanta vita. Ecco perché mi piace dire e scrivere le api.
Si tratta di un lavoro che ha visto impegnato Lorenzo (mio marito) in tanti e tanti anni (1996-2005). Molte sono state le stesure e molti gli interlocutori. Sembrava che per una ragione o per l’altra non ci fosse posto per le Api. Abbiamo bussato a tante porte. Non ci speravamo più. Poi un giorno, mi sono decisa a scrivere a p. Espedito, responsabile della casa editrice Servitium, il quale ha capito e ha iniziato a prendesi cura di loro. Le Api, ben presto, avrebbero visto la luce.
Quando iniziai a frequentare Lorenzo durante il periodo del lutto, due erano i suoi interlocutori, o meglio, due erano i polmoni che lo facevano respirare: Paul Celan e Emily Dickinson.
Attraverso il dialogo con Celan è nata Carità della notte: fu sempre p. Espedito che raccolse con mani virili e delicate il manoscritto. Ne capì il cammino e si rese disponibile per una pubblicazione.
Poi fu la volta del Lessico della gioia, della nuova traduzione del Libro d’ore di Rilke e poi de Le Api del sogno.
Ricordo ancora quando, parecchi anni fa, andai a Milano per portare il lavoro di Lorenzo presso una nota Agenzia letteraria, per vedere se fosse possibile trovare un interlocutore nel mondo editoriale. La persona con cui entrai in contatto fu molto disponibile e cercò di fare il possibile per promuovere il manoscritto. Ne intuiva il valore. Purtroppo non se ne fece nulla, ma con il senno di poi, probabilmente, fu meglio così. Ogni lavoro ha la sua storia e quella delle api è lunga e irta di ostacoli. La natura – dice mia madre - non fa salti.
“Sono pagine intrise di dolore e anche se delicate e scritte meravigliosamente, non sono adatte alle esigenze del mercato editoriale. Forse è per questo che fanno fatica a spiccare il volo” – così, diversi anni fa, mi parlò una persona che ancora lavora nel mondo editoriale e che ne conosce le “strane” leggi che lo regolano.
Chissà, forse aveva ragione (anche se, a dire la verità, penso che siano tante altre le ragioni e che le api abbiano dovuto attendere il momento giusto, come tutte le cose. Né un minuto prima, né un minuto dopo. C’è un tempo per tutto, anche per le api: non si possono forzare le tappe. La giusta attesa dà respiro al cuore che, nel frattempo, ha tante ragioni per continuare a vivere, amare e soffrire).
Le api da poco sono volate fino a casa, nella loro nuova veste. E’ bellissima.
Un grazie di cuore a Servitium e a Margheritta Pieracci Harwell che le hanno tenute a battesimo.

Si tratta di una lunga lettera a Emily Dickinson, nella quale Lorenzo pone alla poetessa una domanda sulla gioia. In punta di piedi, entriamo con lui nel mondo di Emily: ne scorgiamo i tratti, i volti, i luoghi. Piccoli quadri ambientati ad Amherst si affiancano alle voci allegre delle compagne o a quella dolce e sofferente della madre.
Qualsiasi persona, trovandosi nelle mani queste pagine, può ascoltare le eco che giungono dalla stanza di Emily, dal salotto di casa Dickinson e cogliere gesti, dialoghi, risate che ancora risuonano fino a noi.
Queste api, vi assicuro, sono gentili, trattano con riguardo i loro ospiti, siano essi “buoni” o “cattivi” lettori.