giovedì 1 novembre 2007

LO SCRITTORE E LA PARTE MANCANTE: percorso al femminile tra alcuni racconti di Christian Bobin

I libri di Christian Bobin mi hanno davvero aiutato a vivere. E devo aggiungere che non hanno mai smesso di farlo. Quando tornavo a casa da scuola con i mille problemi di graduatorie e altro, mi mettevo seduta e iniziavo a leggermi Bobin. Piano piano mi calmavo: le sue parole mi mettevano i contatto con la parte migliore di me. Ritrovavo così il mio mondo fatto di cose semplici e affetti buoni. Scelti e alimentati nel tempo. I buoni libri e le sane letture possono davvero contribuire a rendere la vita migliore.
Qualche anno fa, avevo preparato per una serata un percorso al femminile mettendo uno in fila all’altro sei raccontini tratti da opere diverse. I sei brevi racconti tratteggiano un viaggio ideale tra i temi più cari a Bobin: la scrittura, i libri, la figura femminile, l’amore. Un amore spesso lacerato, che fatica a esistere. Le donne che ci presenta vivono storie molto dolorose, fatte di abbandono, solitudine. La figura femminile che emerge è una figura sofferta, ma che porta in sé la bellezza del mondo. A volte, la realtà che ci racconta sembra sia l’unica realtà possibile, ma basta seguirlo in tutti i suoi scritti per rendersi conto che i suoi ritratti sono come i dipinti: immortalano un attimo, assolutizzano un momento. Bobin non vuole dichiarare nessuna verità costituita. Noi tutti sappiamo che la vita è in continuo divenire, che ogni giorno si colora di tante luci diverse.
I brani tradotti sono tratti, per lo più, da alcuni libri inediti in Italia. Si tratta di La part manquante 1989 (11 sezioni) da pochissimo pubblicato dalla casa editrice Servitium– Une petite robe de fête 1991 (9 sezioni) – L’inespérée 1994 (11 sezioni).
Tutti e tre i libri fanno parte della prima produzione di Bobin: sono composti da una serie di brevi racconti. Si tratta di testi autonomi l’uno dall’altro che parlano dello scrivere, della lettura, della solitudine, dell’amore, del dolore, dell’attesa, dell’infanzia, e di altro ancora. Tra tutte le presenze la dominante è senz’altro quella femminile. Se infatti osserviamo le copertine scelte dall’editore Gallimard per questi tre librini, vediamo fotografie di giovani donne in bianco e nero scattate dal fotografo Edouard Boubat (con cui Bobin ha scritto un libro edito da Gallimard, Donne –moi quelque chose qui ne meurt pas).
Ecco perché, tra i testi che ho scelto, c’è sempre una figura femminile, fatta eccezione per il primo brano che è per eccellenza l’icona dello scrittore.
L’ultimo brano (Mi sono alzata a metà della cena), chiude idealmente il nostro percorso che vede lo scrittore, la figura femminile e la scrittura uniti saldamente insieme.
1) Se nel primo (Uno scrittore) vedremo uno scrittore mentre presenta alcuni suoi testi,
2) nel secondo (Una storia che nessuno voleva) lo vedremo mentre corrisponde con una giovane autrice di cui ha ricevuto il manoscritto,
3) nel terzo (Mina), mentre prova a fare un ritratto di donna,
4) nel quarto (La parte mancante) mentre dipinge l’icona della giovane madre,
5) nel quinto (Vita sotterranea) mentre si avvicina al mondo sommerso delle donne che scrivono senza pubblicare.
6) Nel sesto e ultimo brano (Mi sono alzata a metà della cena), invece, incontreremo uno scrittore e filosofo, malato e solo, ormai vicino alla morte, invitato a cena da una giovane donna. Sarà lei a donargli l’unico bene prezioso, il più prezioso, perché gratuito e perché nascosto.

“Mi sono alzata a metà della cena, sono andata in giardino e ho tagliato una rosa per offrirgliela, per metterla tra quelle sue mani. Ed è come sempre, lo sapete bene: non è colei che dona, è colui che riceve che fa l’offerta più grande.”
(Je me suis levée au milieu du repas)
Ciò che conta è il dono, la gratuità. Nella vita di ciascuno di noi, come nella scrittura.
Di seguito, farò un post per ogni racconto.

Nessun commento: