sabato 12 settembre 2015

CRONACHE DI GERUSALEMME di Guy Delisle (Rizzoli 2013)







Cronache di Gerusalemme (Rizzoli Lizard 2013) è il racconto di un anno trascorso a Gerusalemme Est, iniziato nell’agosto 2008 e terminato nel luglio 2009, scritto e disegnato dal canadese Guy Delisle. Classe 1966, Delisle è un celebre e affermato fumettista del Graphic Journalism: il reportage a fumetti, con la cui formula ha già pubblicato Shenzhen (2001), Pyongyang (2003) e Cronache Birmane (2007), editi in Italia da Fusi Orari. Dopo l’Asia, Delisle è approdato a Gerusalemme Est dove, per accompagnare la moglie Nadège, impegnata in una missione umanitaria di Medecins Sans Frontières (MSF) a Gaza, ha trascorso un intero anno nel quartiere arabo a Bet Hanina. Da questa prospettiva, racconta la “sua” Gerusalemme: città che non conosce e che scopre giorno dopo giorno, diventando testimone, quasi per caso, del conflitto mediorientale per eccellenza. E, quasi per caso, si troverà ad essere spettatore indiretto dell’operazione israeliana denominata Piombo Fuso (27 dicembre 2008 - 18 gennaio 2009). Senza la pretesa di offrire un punto di vista assoluto, Delisle ci propone una narrazione autobiografica che mette insieme un po’ del racconto di viaggio e della cronaca sociale ma che non può non diventare – suo malgrado -  un punto di vista anche politico. Tuttavia il suo sguardo è quello del turista “privilegiato”, che ha tutto il tempo, figli piccoli permettendo, di andarsene in giro a visitare la città. A Gerusalemme, le tracce del conflitto sono ovunque e qualsiasi aspetto o situazione può offrire una lettura cosiddetta “di parte”. Eppure, il suo punto di vista di laico, ateo non-pellegrino, non-attivista, lo ha aiutato a mettere sulla carta un reportage a fumetti asciutto, chiaro e scorrevole che via via chiarisce (o interpreta?) i termini e le questioni del conflitto. In veste di viaggiatore, chiede, annota, disegna ciò che vede e osserva riuscendo alla fine a raccontare una complessità di vita e di luoghi con un linguaggio accessibile a tutti. Gli stessi colori scelti per il fumetto, i toni di grigio, i beige, i rosati ci restituiscono non solo la pietra chiara di Gerusalemme, ma anche la durezza e insieme il fascino gerosolimitano. Con lui, vediamo la desolazione di Gerusalemme Est, in netto contrasto con Gerusalemme Ovest, sempre più presente anche nella parte araba. Ma già nel volo verso Tel Aviv, Delisle legge i segni e le ferite che porta in sé Gerusalemme: la figlioletta è presa in braccio da un sopravvissuto ai campi di sterminio - il numero impresso nella pelle è chiaro e non lascia adito a dubbi. Lo stesso quartiere arabo di Bet Hanina, a Gerusalemme Est, dove la famiglia prende casa, è dentro la ferita della storia ancora aperta. Delisle lo nota grazie a un’operatrice di MSF che gli spiega che si tratta di un villaggio arabo che è stato annesso nel ‘67 in seguito alla guerra dei 6 giorni a nord della città vecchia: “per il governo israeliano siamo in Israele, questo è certo, ma per la comunità internazionale che non riconosce la spartizione fatta nel ‘67, ci troviamo in Cisgiordania, quella che dovrebbe diventare la Palestina (se mai accadrà)”. La stesso discorso vale per Gerusalemme capitale dello Stato di Israele: “Per la comunità internazionale è Tel Aviv, dove ci sono tutte le ambasciate. Ma per Israele è Gerusalemme. La Knesset (il parlamento), è qui non a Tel Aviv.” Il ritmo del conflitto palese o nascosto scorre lungo tutta la narrazione. Dai luoghi sacri e prosaici che visita, dalle persone che incontra, dalle situazioni incandescenti che si offrono allo spettatore straniero, come quando giunge, accompagnato da due anziane signore, a Qualandiya: le donne lavorano per l’organizzazione israeliana Machom Watch, nata per sorvegliare la situazione creata dal muro di separazione. Eppure i due popoli sembrano destinati a convivere, al di là delle pretese o dei desideri giusti o sbagliati di ciascuno. Da uno dei tanti tg israeliani, Delisle annota:Al tg della sera il primo ministro dimissionario israeliano Ehud Olmert dichiara, qualche giorno prima del termine del proprio incarico: “L’idea della grande Israele non esiste più, e chiunque vi creda ancora è un illuso. Ormai qui vivono tanti popoli diversi!”.

Questo articolo è stato pubblicato da Verona Fedele, 1 giugno 2014. 

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