Cronache
di Gerusalemme (Rizzoli Lizard 2013) è il racconto
di un anno trascorso a Gerusalemme Est, iniziato nell’agosto 2008 e terminato
nel luglio 2009, scritto e disegnato dal canadese Guy Delisle. Classe 1966,
Delisle è un celebre e affermato fumettista del Graphic Journalism: il
reportage a fumetti, con la cui formula ha già pubblicato Shenzhen
(2001), Pyongyang (2003) e Cronache Birmane (2007), editi in
Italia da Fusi Orari. Dopo l’Asia, Delisle è approdato a Gerusalemme Est dove,
per accompagnare la moglie Nadège, impegnata in una missione umanitaria di Medecins
Sans Frontières (MSF) a Gaza, ha trascorso un intero anno nel quartiere
arabo a Bet Hanina. Da questa prospettiva, racconta la “sua” Gerusalemme: città
che non conosce e che scopre giorno dopo giorno, diventando testimone, quasi
per caso, del conflitto mediorientale per eccellenza. E, quasi per caso, si
troverà ad essere spettatore indiretto dell’operazione israeliana denominata
Piombo Fuso (27 dicembre 2008 - 18 gennaio 2009). Senza la pretesa di offrire
un punto di vista assoluto, Delisle ci propone una narrazione
autobiografica che mette insieme un po’ del racconto di viaggio e della cronaca
sociale ma che non può non diventare – suo malgrado - un punto di vista anche politico. Tuttavia il
suo sguardo è quello del turista “privilegiato”, che ha tutto il tempo, figli
piccoli permettendo, di andarsene in giro a visitare la città. A Gerusalemme,
le tracce del conflitto sono ovunque e qualsiasi aspetto o situazione può
offrire una lettura cosiddetta “di parte”. Eppure, il suo punto di vista di
laico, ateo non-pellegrino, non-attivista, lo ha aiutato a mettere sulla carta
un reportage a fumetti asciutto, chiaro e scorrevole che via via chiarisce (o
interpreta?) i termini e le questioni del conflitto. In veste di viaggiatore,
chiede, annota, disegna ciò che vede e osserva riuscendo alla fine a raccontare
una complessità di vita e di luoghi con un linguaggio accessibile a tutti. Gli
stessi colori scelti per il fumetto, i toni di grigio, i beige, i rosati ci
restituiscono non solo la pietra chiara di Gerusalemme, ma anche la durezza e
insieme il fascino gerosolimitano. Con lui, vediamo la desolazione di
Gerusalemme Est, in netto contrasto con Gerusalemme Ovest, sempre più presente
anche nella parte araba. Ma già nel volo verso Tel Aviv, Delisle legge i segni
e le ferite che porta in sé Gerusalemme: la figlioletta è presa in braccio da
un sopravvissuto ai campi di sterminio - il numero impresso nella pelle è
chiaro e non lascia adito a dubbi. Lo stesso quartiere arabo di Bet Hanina, a
Gerusalemme Est, dove la famiglia prende casa, è dentro la ferita della storia
ancora aperta. Delisle lo nota grazie a un’operatrice di MSF che gli spiega che
si tratta di un villaggio arabo che è stato annesso nel ‘67 in seguito alla
guerra dei 6 giorni a nord della città vecchia: “per il governo israeliano
siamo in Israele, questo è certo, ma per la comunità internazionale che non
riconosce la spartizione fatta nel ‘67, ci troviamo in Cisgiordania, quella che
dovrebbe diventare la Palestina (se mai accadrà)”. La stesso discorso vale per
Gerusalemme capitale dello Stato di Israele: “Per la comunità internazionale è
Tel Aviv, dove ci sono tutte le ambasciate. Ma per Israele è Gerusalemme. La Knesset
(il parlamento), è qui non a Tel Aviv.” Il ritmo del conflitto palese o
nascosto scorre lungo tutta la narrazione. Dai luoghi sacri e prosaici che
visita, dalle persone che incontra, dalle situazioni incandescenti che si
offrono allo spettatore straniero, come quando giunge, accompagnato da due
anziane signore, a Qualandiya: le donne lavorano
per l’organizzazione israeliana Machom Watch, nata per sorvegliare la
situazione creata dal muro di separazione. Eppure i due popoli sembrano
destinati a convivere, al di là delle pretese o dei desideri giusti o sbagliati
di ciascuno. Da uno dei tanti tg israeliani, Delisle annota:“Al tg della sera il primo ministro dimissionario
israeliano Ehud Olmert dichiara, qualche giorno prima del termine del proprio
incarico: “L’idea della grande Israele non esiste più, e chiunque vi creda
ancora è un illuso. Ormai qui vivono tanti popoli diversi!”.
Questo articolo è stato pubblicato da Verona Fedele, 1 giugno 2014.
Questo articolo è stato pubblicato da Verona Fedele, 1 giugno 2014.
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