domenica 9 marzo 2008

FRANÇOIS RÉNÉ DE CHATEAUBRIAND: UN ARISTOCRATICO A GERUSALEMME – 1806 (6^ parte) ALLA PORTA DI GIAFFA E AL CONVENTO DELLA CUSTODIA DI TERRASANTA










Foto 1 : Vista di Ramlah (AL-Ramla) oggi
Foto 2: Convento dei Padri Latini di terra Santa a Ramla (Al-Ramla)
Foto 3: Un Firman
Foto 4: Drogman, guida interprete
Foto 5: Porta di Giaffa a Gerusalemme
Foto 6: Torre di David a Gerusalemme
Foto 7: Chiesa di San Salvatore a Gerusalemme – Custodia di Terra Santa
Foto 8 Stemma della Custodia di Terrasanta

ARRIVO A GERUSALEMMEA Rama[1], Chateaubriand viene raggiunto da un drogman mandato dal Custode francescano di Gerusalemme, che insieme alla scorta araba, ha il compito di condurlo fino a Gerusalemme.

Buone notizie mi attendevano a Rama: ci trovai un drogman
[2] del convento di Gerusalemme che il Custode inviava davanti a me. Il capo Arabo che i Padri avevano mandato a chiamare e che doveva servirmi da scorta, si aggirava da qualche parte nella campagna; infatti, l’Aga di Rama non permetteva ai Beduini di entrare in città. La tribù più potente delle montagne della Giudea risiede nel villaggio di Geremia: essa apre e chiude a piacimento la strada di Gerusalemme ai viaggiatori.”[3]

Viaggiando con Chateaubriand incontriamo Arabi, Turchi e molto più raramente Ebrei, che restano confinati nell’Antico Testamento: una presenza ormai superata dalla buona novella, secondo l’aristocratico francese. Degli Arabi non ha una buona opinione (come abbiamo visto nei post precedenti), ma nemmeno dei Turchi ha molta stima, poiché essi non fanno altro che vessare pellegrini e religiosi con imposte arroganti e spesso arbitrarie. Sin dal suo arrivo a Gerusalemme, alla Porta dei Pellegrini o Porta di Giaffa, dovrà pagare il tributo di ingresso, somma che dovrà versare anche quando si recherà al Santo Sepolcro, dove un Turco sarà già stato avvisato per accoglierlo e per aprirgli le porte, l’irritazione di Chateaubriand è, a questo proposito, senza ambiguità: “Di nuovo pago a Maometto il diritto di adorare Gesù Cristo
[4]

Il Padre francescano Bonaventura, sarà perciò felicissimo di accogliere, nel convento di Gerusalemme, i due pellegrini francesi che viaggiano sotto la protezione del Ministro degli Esteri Talleyrand. I religiosi si trovano, infatti, in serie difficoltà nei confronti del Pascià Abdallah che governa la città. Quando Chateaubriand giunge al convento, i soldati di Abdallah sono già lì per farsi dare tutto quello di cui hanno bisogno.

Ma procediamo con ordine: il 4 ottobre 1806, giorno di San Francesco e dunque festa del Patrono dei Padri Latini, Chateaubriand arriva finalmente alla Porta di Giaffa, detta anche porta dei Pellegrini, ascoltiamolo:

Entrammo a Gerusalemme dalla porta dei Pellegrini. Vicino a questa porta si erige la torre di David, conosciuta di più con il nome della torre dei Pisani. Pagammo il tributo, e seguimmo la strada che si presentava dinnanzi a noi: poi girando a sinistra, tra due specie di prigioni di pietra intonacata che chiamano case, arrivammo a mezzogiorno e 22 minuti al monastero dei Padri Latini. Lo invadevano i soldati di Abdallah che si facevano dare tutto ciò che poteva convenir loro. Bisogna essere al posto dei Padri di Terra-Santa, per comprendere il piacere che provarono al mio arrivo. Si credettero in salvo per la presenza di un solo Francese. Rimisi al Padre Bonaventura di Nola, Custode del convento, una lettera del generale Sebastiani. «Signore, mi dice il Custode, è la Provvidenza che vi ha guidato fino a noi. Avete delle ordinanze di strada (rilasciate dall’autorità turca)
[5]? Permetteteci di inviarle al Pascià; saprà che un Francese è disceso al convento; crederà che noi abbiamo una protezione speciale dell’Imperatore. L’anno scorso ci costrinse a pagare 60.000 piastre, secondo ciò che è in uso, noi gliene dobbiamo soltanto 4.000, ancora a titolo di semplice offerta. Quest’anno vuole riuscire a strapparci la stessa somma e ci minaccia di usare tutta la forza in suo potere, se noi ci rifiutiamo. E poiché da quattro anni non riceviamo più nessuna offerta dall’Europa, ci vedremmo obbligati a vendere i vasi sacri: se andiamo avanti così, saremmo costretti ad abbandonare la Terra-Santa e lasciare ai Maomettani la Tomba di Gesù Cristo.” [6]

In tutto il suo Itinéraire, Chateaubriand non perde occasione per elogiare le istituzioni cristiane preposte ad ospitare i pellegrini; ne celebra il coraggio, il martirio e la generosità poiché il viaggiatore che si trovasse a visitare i luoghi santi, potrà sempre trovare in esse: carità, amicizia e aiuto.

Toccanti istituzioni cristiane grazie alle quali il viaggiatore trova degli amici e dei soccorritori nei paesi più barbari; istituzioni di cui ho già parlato altrove e che non saranno mai abbastanza ammirate.”
[7]

Ma i pellegrini latini, continua a raccontarci Chateaubriand, non sono poi così tanti. I più numerosi sono quelli greco-ortodossi, armeni ed ebrei. Pochissimi sono invece i pellegrini cattolici latini che giungono a Gerusalemme: una ragione, questa, per cui i Francescani vivono una situazione di difficoltà sia economica che politica, nei confronti dell’autorità turca, verso la quale Chateaubriand spende, il più delle volte, parole e giudizi molto negativi.
Per di più - egli continua - i pellegrini che giungono a Gerusalemme non sono ricchi, sicché non possono lasciare grandi offerte. Per suffragare il suo racconto, Chateaubriand riporta, come è solito fare nel suo Itinéraire, la testimonianza dei tanti che l’hanno preceduto, tra questi troviamo Jean Doubdan, noto pellegrino del XVII° secolo, che egli cita testualmente:

I Religiosi – è Jean Doubdan che scrive - che vi dimorano (nel convento di San Salvatore) e che militano sotto la regola di San Francesco, conservano una strettissima povertà, vivono soltanto di elemosine e carità che la Cristianità invia loro e che i pellegrini donano loro, ciascuno secondo le proprie facoltà; ma poiché questi sono ancora lontani dal loro paese, non sanno ancora le grandi spese che dovranno affrontare per il ritorno, cosicché lasciano loro poche elemosine; ma ciò non impedisce che essi siano ricevuti e trattati con grande carità
[8]

Come abbiamo già sottolineato più volte, Chateaubriand è un vero e proprio difensore, non solo della fede cristiana, ma di tutti i Religiosi, soprattutto quelli cattolici, chiamati a custodire i luoghi santi. Persone che, costrette a vivere lontano (a quel tempo erano occidentali, per lo più italiani, francesi e spagnoli), sanno comunque serbare generosità e gentilezza verso tutti i pellegrini che vengono a chiedere loro ospitalità, che non sempre viene ripagata come si converrebbe.

Parliamo ora dei pellegrini. Le narrazioni moderne hanno un po’ esagerato le ricchezze che i pellegrini devono diffondere al loro passaggio in Terra Santa. E innanzitutto di quali pellegrini si tratta? Non sono pellegrini latini, giacché non ce ne sono più, e tutti generalmente concordano. Nello spazio dell’ultimo secolo, i Padri di San Salvatore hanno forse visto non più di 200 viaggiatori cattolici, compresi i Religiosi dei loro Ordini, e i missionari nel Levante. Che i pellegrini latini non siano mai stati numerosi, lo si può provare con mille esempi
[9]

Per di più i pellegrini cristiani devono sempre sostenere molte spese per i diritti di passaggio che devono pagare ai Turchi o agli Arabi: per l’ entrata ai luoghi santi, pedaggi etc…Chateaubriand sopporta male questo aspetto: ne è addirittura indignato. Diverse volte troviamo nel suo Itinéraire, una lista ben dettagliata delle spese di viaggio, e del soggiorno a Gerusalemme:

Spesa solita che fa un pelerino en la sua intrata da Giaffa sin a Gerusalemme, e nel ritorno a Giaffa
Cafarri:
in Giaffa dopo il suo sbarco Cafarro 5 piastre e 20 para
in Giaffa prima del imbarco al suo ritorno 5 piastre e 20 para
Cavalcatura sin a Rama, e portar al Avaro, che accompagna sin a Gerusalemme 1 piastra e 20 para
Pago al Aravo che accompagna 5 piastre e 30 para
Pago al vilano, che accompagna da Gérasma 5 piastre e 30 para
Cavalcatura per venire da Rama ed altra per ritornare” 10 piastre
[10]
(Etc.. aggiungo io che non ricopio tutto!!)

Oltre alla povertà, Chateaubriand si sofferma a ricordare il martirio subìto dai religiosi: la lista è talmente lunga che sarebbe “abusare della pazienza del lettore” per raccontare tutte le sofferenze sopportate. Le sue fonti non sono solo i viaggiatori che l’hanno preceduto, come Jean Doubdan (XVII secolo), ma è anche il registro dei firman
[11] dei francescani a rivelarsi una fonte preziosissima per conoscere le angherie, le umiliazioni e le sofferenze che questi frati hanno dovuto sopportare negli anni, o meglio nei secoli. E sebbene ne restino pochi fogli, perché sono andati bruciati in occasione di qualche assalto o devastazione da parte dei Turchi, ne restano a sufficienza per testimoniare la loro grande fede.
E oltre alla sorpresa di scoprire questo “catalogo evangelico” vedere che questi firman sono stati ottenuti su sollecitazione dell’ambasciatore di Francia inorgoglisce ancor di più il nostro aristocratico francese.

Confesso che la mia ammirazione per sì tante sofferenze così coraggiosamente sopportate era davvero grande e sincera; ma quanto rimasi colpito nel ritrovare di continuo questa formula: Copia di un firman ottenuto per sollecitazione dell’Ambasciatore di Francia, etc.! Onore a un paese che, dal cuore dell’Europa, veglia fino in fondo all’Asia, per la difesa del povero, e protegge il debole contro il forte! Mai la mia patria è parsa ai miei occhi così bella e gloriosa, se non quando ho ritrovato le gesta della sua beneficenza nascoste a Gerusalemme nel registro in cui sono iscritte le sofferenze ignorate o le iniquità sconosciute dell’oppresso e dell’oppressore."
[12]

Siamo nel 1806, Napoleone è diventato da poco imperatore (1804) e la campagna d’Egitto ha già avuto luogo. Chateaubriand, nonostante sia ben contento di poter essere utile al Custode di Terra Santa (che come abbiamo visto gli chiedeva espressamente di far avere al più presto i firman al Pascià di modo che questi venisse a conoscenza che essi godono della protezione dell’Imperatore), lo prega vivamente di attendere qualche giorno, perché vorrebbe recarsi subito al fiume Giordano e a Betlemme: una volta rientrato, non avrebbe esitato a inviare le ordinanze al Pascià, come richiestogli dal Custode.
Per recarsi fino al Giordano e a Betlemme, il francescano mette a disposizione dei due viaggiatori francesi una guida turca: Ali-Aga, la quale consiglia ai due pellegrini di indossare nuovamente i loro vestiti francesi, poiché essi hanno il potere di suscitare timore e rispetto nei confronti della popolazione del luogo.

I nostri due pellegrini si accingono a partire, ma mentre Chateaubriand si prepara per la partenza, sente un canto salire dalla chiesa del monastero. In quel momento, si ricorda che non solo è il giorno di San Francesco ma è anche il suo onomastico! Allora si precipita a pregare per sua madre, “per colei che un tempo mi aveva dato la vita
In chiesa, si commuove nel vedere questi religiosi cantare lode a Dio in un luogo che dista poco più di 300 passi dal Santo Sepolcro: “Mi sentivo toccato alla vista di questa debole ma invincibile milizia rimasta sola per la custodia del Santo Sepolcro
[13]

Sembrerebbe che lo spirito crociato non si sia ancora spento nell’animo di molti cristiani europei. Mentre, oggi, molti cristiani arabi stanno fuggendo dal Medio oriente: è un esodo che non sembra volere arrestarsi. Dov’è la grande stampa europea cristiana Kattolica? Perché non ci narra delle vere tragedie che si stanno consumando in questi giorni?
Perché i nostri vescovi sono sempre lì a gridare alla chiesa aggredita e non si ricordano di difendere e sostenere le migliaia di cristiani che, non vedendo più possibilità di una vita dignitosa, decidono di emigrare? Perché i nostri vescovi e politici Kattolici sono così tiepidi al riguardo?

Consiglio vivamente la lettura del sito:
http://www.terrasanta.net/ e http://www.custodia.org/ (sito della Custodia di Terrasanta).
E qui mi sento un po’ “Chateaubriand”: davvero non deve essere facile per i frati francescani, ma anche e soprattutto per tutti i cristiani (cattolici e non), vivere in Medio Oriente di questi tempi.

Un altro sito che consiglio, per tutt’altri motivi, è un sito messo in rete dalla Bibliothèque Nationale de France dove è possibile trovare documenti, fotografie e testi che raccontano il Voyage en Orient del XIX° secolo.
http://expositions.bnf.fr/veo/index.htm
NOTE AL TESTO
Le traduzini dei brani qui riportati sono opera della sottoscritta.
[1] Ramla o Ramlé o Al- Ramla da non confondere con Rama vicino a Betlemme. E’ stata la capitale musulmana nel VII sec nell’ l’antica Arimatea. Si trovava sulla strada che da Jaffa (oggi Tel-Aviv Jafo) portava a Gerusalemme. Dal 1948 fa parte dello Stato di Israele e ha preso il nome di Ramlah. La popolazione è sia ebrea che araba. Nel sito della Nakba palestinese, essa è ancora ricordata come terra perduta (http://www.palestineremembered.com/al-Ramla/al-Ramla/SatelliteView.html).
[2] Guida interprete
[3] Chateaubriand, Itinéraire de Paris à Jérusalem, op.cit., pp. 292-293
[4] Chateaubriand, Itinéraire de Paris à Jérusalem, op.cit., pp 389
[5] Si tratta dei “firman”: un firman è un decreto reale emesso dal sovrano di alcuni paesi islamici che includono l’Impero Ottomano, l’Impero moghol o l'Iran durante il periodo monarchico. La parola firman viene dal persiano farmân e significa "décreto" o "ordine". In turco, viene chiamato un ferman. (informazione tratta dal sito fr.wikipedia.org)
[6] Chateaubriand, Itinéraire de Paris à Jérusalem et de Jérusalem à Paris, op. cit. pp. 299
[7] Chateaubriand, Itinéraire de Paris à Jérusalem et de Jérusalem à Paris, op. cit. pp. 281
[8] Chateaubriand, Itinéraire de Paris à Jérusalem et de Jérusalem à Paris, op. cit. pp 419
[9] Chateaubriand, Itinéraire de Paris à Jérusalem et de Jérusalem à Paris, op. cit. pp 413
[10] Chateaubriand, Itinéraire de Paris à Jérusalem et de Jérusalem à Paris, op. cit. pp 415
[11] Vedi nota 5.
[12] Chateaubriand, Itinéraire de Paris à Jérusalem et de Jérusalem à Paris, op. cit. pp 423
[13] Chateaubriand, Itinéraire de Paris à Jérusalem et de Jérusalem à Paris, op. cit. pp 300

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