martedì 11 dicembre 2007

LUCI ACCESE di Bella Chagall: cap.XII LA QUINTA CANDELA



Una luce dopo l’altra. Ora le cinque candele bruciano nella lampada di Hannukkah: accese tutte e cinque insieme riempiono gli occhi di luce!
Una candela agita l’altra: ogni fiamma vibra nell’aria sopra alla lampada di Hannukkah e riscalda tutto il Paradiso d’argento. Attorno alla tavola della sala da pranzo si sono riuniti tutti i bambini, grandi e piccoli. Il lampadario risplende di un bagliore traboccante di festa. Dalla cucina sbucano fuori odori l’uno più saporito dell’altro.
Il lucioperca bollito se ne sta a raffreddare là sotto in un piccolo stagno di salsa: rondelle di cipolle, cotte insieme con il pesce, sono rimaste intrappolate dentro come congelate nel ghiaccio.
I pezzi di grasso fritti sono già diventati duri e neri, anche se hanno le punte piene di grasso.
Un vaso di grasso non smette di bollire sulle braci. In cucina c’è caldo. Sul volto di Hava, la cuoca, le guance si fanno di fuoco.
Lei se ne sta in piedi davanti al forno aperto e, ferri alla mano, si accanisce sulle padelle. Un po’ riscalda, un po’ unge con una carta piena di grasso e un po’ versa ancora un cucchiaio di impasto liquido oppure toglie da una padella una frittella appena fatta saltare.
Calde, panciute, le frittelle brillano di perle di grasso e saltano sul fuoco come farebbero dei neonati a suon di scapaccioni.
Guardiamo la cuoca come se fosse una maga.
“Hava! Sarà per me la frittella grossa? Dici?” Abrachka si sporge in avanti con le guance belle gonfie che sembrano pronte a scoppiare.
“Avrai mal di pancia, non vedi! Quanto ci si può rimpinzare di frittelle? Questo discolo non mi lascia respirare!” Hava si lamenta ma non fa che friggere e impilare piatti di frittelle calde appena fatte.
Scoppiamo a ridere e ci lecchiamo le dita. Le frittelle scivolano nel grasso. Sgranocchiamo i pezzi di grasso fritti. Da dove iniziare per prima quest’assalto?
Ma ecco che tutto a un tratto sulla tavola vengono ammucchiati tronchetti di legno tagliati a pezzetti – piccoli blocchi, simili a piccoli barili tirati fuori da una scatola. E’ il gioco della tombola!
Ci vengono distribuiti dei cartoncini bianchi, rigidi. Sopra, dal basso in alto, ci sono dei numeri in nero tutti mescolati tra loro. Un “2” sta accanto a un “9”, a un “7”, a un “3”; sono tutti in disordine. Il gioco finisce quando qualcuno è baciato dalla fortuna ovvero quando tutti i numeri vengono coperti da cubetti di legno sopra ai quali è dipinto lo stesso numero.
Quindi questo gioco è solo una questione di fortuna. E ogni volta che cade sul tavolo un cubetto con un numero, tutti sobbalzano come se quel numero, per un attimo, avesse fatto vacillare la loro fortuna.
“11! 4! 7!”
“Qui il 4 qui! Ecco il 4!”
“Chi ha il 7? Non si vede il 7?”
Il cubetto di legno gira tra le dita di mio fratello e ruota sul tavolo.
Il 7 rotola sotto la lampada che risplende: si direbbe un diavolo nero su un piede solo.
I cubetti e i numeri si confondono, disturbano gli occhi.
“Imbranata che non sei altro! Ma tu hai il 7! Perché non lo dici? Dobbiamo metterti le cose sotto il naso?” Dietro alle mie spalle, Abrachka grida con voce stridula.
“Sto per vincere?”
“Testa dura che sei! Credi di vincere così in fretta?” Tutti si mettono a dire qualcosa:
“Cosa si può fare con lei? Non vedi, sogna! Dorme!.....Ha mangiato troppe frittelle! Non vedi gli occhi che ha?...... E cosa ancora!? Taci! Dì piuttosto che lei non sa fare nemmeno un 7!... Ah! Sì!....” Non mi trattengo più:
“Il professore dice che imparo meglio di te! Conosco molto bene il 7! E’ un numero fortunato!”
“Dormendo, ti sei quasi fatta portar via la fortuna!”
“Guarda! Trema come una foglia!”
Dalla paura, non stacco gli occhi dal cubetto di legno. D’un tratto, faccio un balzo.
“Guardate! Ho vinto! Ho vinto! Peggio per voi! Ho vinto!”
Tutti si girano verso di me e insieme a loro guardo questa specie di miracolo: tutto il mio cartoncino è ricoperto di gettoni di legno.
“La fortuna ad una sciocca!” si lascia scappar fuori Abrachka. Tutti mi invidiano. Persino il buon Mendel sbatte sulla tavola i cartoncini oramai inutili come se volesse colpirmi le dita.
“Un numero! Mi mancava solo un numero per vincere!” si rode il fegato.
“Ah! Vincerai un’altra volta! Per lei, questi pochi soldi sono una faccenda seria!” Abrachka mi guarda storto.
Mi rovinano la gioia. I soldi vinti mi bollono tra le dita.
“Guarda piuttosto come la trottola sta per volare!” Abrachka fa rotolare la trottola di zinco sulla tavola.
Il piedino della trottola ha appena sfiorato la tela cerata scivolosa: la trottola si è messa a girare alla mercè di tutti. Fa sshh… fischia come il vento: sembra vorticare nell’aria.
Gli occhi di tutti sono fissi sulla trottola: la inseguono nella sua corsa.
Dov’è il suo pancino? Dove sono le quattro lettere? A forza di girare, i quattro lati sembrano venir meno. La “G” e la “N” sono apparse solo una volta in modo chiaro, poi sono sparite.
Ma ecco che alla trottola sembra venir meno il respiro; il turbinio si placa; il suo piccolo piedino gira sempre più lentamente, i quattro lati di zinco con le lettere in rilievo diventano sempre più nitidi. La “G”, la “CH”, la “H”, la “N” ci fanno l’occhiolino con le loro piccole teste che sembrano ritornare da lontano.
“Scommettiamo quello che vuoi che la trottola si fermerà sulla “G”!”
“Come potrebbe essere altrimenti se lo vuoi?”
Tutti guardano la “G” quasi a volerla arrestare con gli occhi per strapparla dalla sua metà corsa. E ecco… Sembra che si fermi questa lettera “G” che vuol dire “Bene”. Poi corre verso la “CH” che vuol dire “Male” e che le fa lo sgambetto. La “G” si rovescia da un lato e la “CH” si ferma giusto in mezzo alla tavola.
“Allora, scommetti ancora una volta?”
“Eh beh! Non c’è niente da dire…. E’ festa, no? Andiamo a giocare a carte?”
Con nuovo entusiasmo, ci lanciamo sulle carte. Le stesse carte colpiscono gli occhi per i loro volti allegramente dipinti.
Soltanto la Regina ha un viso bianco, liscio e un corpo snello. Il Re occupa un’intera carta, come se, con la sua mole, volesse darle più peso.
I giovani Principi vogliono distinguersi con i loro baffi ben arricciati all’insù.
A volte, su di una carta, due Re escono fuori insieme, si spingono con i piedi che noi non vediamo. Ciascuno di loro vuole stare al centro.
E’ una vera scienza conoscere il significato di ogni carta.
“Giochiamo al ventuno, vi va?”
I fratelli sono tutti in fermento. Uno di loro mescola le carte una volta, poi le mescola ancora, le sbatte come far prender loro aria. Soffia, sputa nelle dita, prende fuori le carte da una mano, le spinge nell’altra. All’improvviso grida:
“Alzate!”
Un mucchio di carte viene alzato e viene messo su altre carte.
“Dai un colpo!”
“Cos’è questo modo di comandare così? Hai mescolato abbastanza! Cosa vuoi farne? Impastarne di nuove? Non sono mica frittelle?”
“Una due…. Ecco …. Una carta per te…. per te…. uno, due tre…”
Le carte vengono gettate su di un campo di battaglia.
Con il fiato sospeso, seguiamo con gli occhi tutte le carte che scivolano tra le grandi dita di mio fratello. Seduti sugli spilli, abbiamo paura di guardare che carta è uscita.
Ognuno pensa tra sé: “ Vedrai che l’altro avrà sicuramente una carta migliore!” e si lascia sprofondare le carte in mano fino a spiegazzarle tutte. Sembra che far punti dipenda unicamente dal fatto che l’avversario non vede le carte. E’ un segreto!
La cosa da fare è… lasciare le carte sulla tavola, non guardare e serbarle nella mente.
Le carte vengono allineate sulla tavola, girate in su; ognuno se ne sta seduto e aspetta un miracolo. Forse vincerà? Quando intravedi un Re nelle carte di un altro, ti viene un soffio al cuore. E’ finita…. è l tuo avversario che vincerà! Non tu!”
“Non essere così fiero!” Qualcuno inizia a prendersela con l’altro.
“A volte una piccola carta vale più di un Re”
“Dove hai visto dei Re da me?”
“Credi di aver reso mute le tue carte con il tuo silenzio?”
“I tuoi Re! Ne ho bisogno come del diavolo! A me è venuta fuori una carta più bella di una Regina!”
“Ah sì! Mostra!” Tutti guardano quel contafrottole di Abrachka.
“Va a credere a questo imbroglione! E allora perché scalci dietro alle sedie? Toh! Guarda per colpa tua mi è caduta una carta dalle mani.
“A causa mia?” Abrachka lo scimmiotta: “Nullità che non sei altro! Cosa balbetti? Le carte ti cadono dalle mani da sole, per la paura”
“Screanzato! Ridammi la carta o esci dal gioco!”
“Ah sì! Aspetta un po’ “ Abrachka rotola per terra.
“Adesso, vi tengo tutti dietro al mio orecchio sinistro!”
Eccola qui bella distesa la Regina, la faccia in sù!” Abrachka nitrisce d’estasi: per primo ha visto una carta di un altro, una vera.
“Ridammela! E’ la mia carta! Non giochiamo! Con questi modi da ladro! Un gioco fatto così non conta!”
“E come sai quel che si può e quel che non si può fare?” Ecco un nuovo saggio!
“Che brigante! Dire che mette tutto sotto sopra”
I fratelli si lanciano uno addosso all’altro. Attorno alla tavola, è una rissa. Le carte vengono spinte, le sedie indietreggiano qua e là. Uno picchia, l’altro colpisce, un altro ancora si mette a dar schiaffi e altri schiaffi volano in risposta. E’ stata dichiarata una vera guerra – come se stessero mitragliando con fucili.
“Ad ogni modo, non è la tua Regina!”
“Perché?” Abrachka non si calma “Sul pavimento o sulla tavola, è comunque una carta e non un fico!
“Tieni! Prendi questo, specie di cane! Oggi tutti i tuoi trucchi non ti aiuteranno!”
“Silenzio bambini! Quanto avete ancora intenzione di continuare a fare questo baccano? Non possiamo addormentarci! E’ già mezzanotte!”
I fratelli si fermano, si guardano. Dalla camera da letto, la voce del papà li doccia tutti come con acqua fredda.
In silenzio, raccolgo le carte. Ho la testa che rimbomba: dentro mi sento battere tutte le carte.

I miei pochi copechi guadagnati mi impediscono di vincere. Sono sotto il cuscino, ma spuntano fuori da sotto le piume, mormorano, mi pungono le orecchie. Ho paura di toccarli, come se fossero soldi rubati.
Fatico ad aspettare che spunti il mattino per darli al primo povero che entrerà in casa.



(brano tratto da Lumières allmées di Bella Chagall, éd. Trois Collines, Svizzera 1948 - Traduzione di Maddalena Cavalleri)
foto: gioco del dreidel che si gioca durante la festività di Hannukkah

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