venerdì 9 maggio 2014
domenica 4 maggio 2014
Ci sono dei legami scintillanti fra le cose sotterranee - La luce del mondo (Christian Bobin)
Franz Hals (1580-1666)
link per diritti foto http://www.flickriver.com/photos/menesje/sets/72157607733217813/
Con
il ritratto di un bambino sorridente di Frans Hals, dipinto nel 1615, scopro
quello che ho vissuto nel 1985 con tutta una schiera di bambini. Una persona
morta tre secoli fa mi rivela ciò che di me vibra ancora nel momento in cui vi
parlo. Ciò mi piace, perché dice una cosa del tempo: che non è ordinato come si
crede. C’è dunque una bellissima solidarietà fra vivi e morti. Ci sono
solidarietà invisibili che bruciano tutte le pagine dei calendari. Una tortora
su un albero parlerà di un pittore morto che, a sua volta, mi parlerà della
luce che entra dalla finestra della mia stanza. Ci sono dei legami scintillanti
fra le cose sotterranee.
Nel
caso della pittura, oggetto della nostra attenzione, è raro dipingere dei
bambini senza cadere nello sdolcinato. Il volto di quel bambino è un volto e
nello stesso tempo è un cuore cresciuto all’aria aperta. Quelle luci brune e
ocra non cercano di far colpo. Sono molto vicine all’argilla di cui parla la
Bibbia, in cui scorre l’alito per arrivare agli imbecilli come noi. Forse un
vero artista è sempre moralista, nel senso pascaliano della parola. È il bene
che viene cercato con avidità, e allora la bellezza giunge inevitabilmente,
come una piccola carretta fissata a una più grande, che va tutta birra, come
dice ancora Francis Thompson : “Come una ricompensa accidentale”
-
tratto da La luce del mondo di Christian Bobin
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venerdì 2 maggio 2014
LA LETTERATURA ETERNA - Christian Bobin
foto di Edouard Boubat
La
letteratura eterna è la più antica medicina del mondo. È anteriore alla scrittura. Prima di
depositarsi su tavolette di argilla, ha purificato delle voci, ha placato delle
anime. Essa continua a farlo ogni volta che una madre si china sul suo bambino
intorpidito dalla stanchezza, e racconta una storia, canta una canzone.
tratto da Autoritratto di Christian Bobin (AnimaMundi Edizioni)
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SPOSERO' BERLUSCONI di Nicola Cinquetti
“Volevo raccontare le storie degli antichi
filosofi ne è uscita una storia d’amore. Era il 2009: l’amore ai tempi di
Berlusconi”. Così Nicola Cinquetti riguardo al suo romanzo Sposerò Berlusconi, edito da Rizzoli nella collana rivolta ai giovani
lettori. Già dalla frase di Salinger in esergo (“Il guaio è che a me piace
quando uno va fuori tema”), si intuisce che la storia d’amore che ci viene
raccontata, con garbo e ironia, altro non è che un’occasione per raccontare le incessanti
divagazioni che animano la mente svagata e sognatrice di Noè, il quindicenne iscritto
in prima liceo scientifico, protagonista del romanzo. Ma forse è anche il
pretesto per l’autore di seminare spunti di saggezza e di ironia, per invitare
il lettore giovane e meno giovane a riflettere, con grazia e leggerezza, sulla
vita. Senza pretese. Non è quindi un romanzo sul Presidente del consiglio! ma un
vero e proprio romanzo di formazione, pur se breve, come si potrà vedere dal
finale della storia che qui, ovviamente, non abbiamo nessuna intenzione di rivelare.
Noè è un grande sognatore, timido, goffo e di
poche parole che ha tre grandi passioni: Charlie Brown, le sorprese degli
ovetti Kinder – di cui un po’ si vergogna perché fuori età - e la filosofia che
ha scoperto in terza media grazie a un libricino Le storie dei filosofi e alle discussioni nate nell’ora di religione.
Conduce una vita abbastanza agiata. Abita con la madre, molto apprensiva, non
conosce il padre, non l’ha mia visto: non sa nemmeno che faccia abbia. Un
grande vuoto che ha generato, nella sua vita scolastica, sempre forti imbarazzi:
dalla maestra che gli fa preparare il lavoretto per la festa del papà, al tema
sul papà richiesto da una supplente della scuola media fino alla professoressa
del liceo che gli domanda lumi sulla professione paterna. Un’assenza
generatrice di un tabù: ogni volta che Noè prova ad affrontare l’argomento con
la madre si scontra con un muro di silenzio. Un papà mai esistito sostituito,
per il tempo che ha potuto, dal nonno materno. Un cugino più grande, Ugo, che
ogni tanto lo passa a trovare, con cui fa grandi chiacchierate su Dio, i draghi
o le diverse modalità di sepoltura. Con lui, non si sente un idiota. Noè sa di
non godere – nel mondo degli adulti, ma non solo - di una buona considerazione:
“Non è mica stupido”, “Mah, cosa vuoi farci… è un po’ perso… vive in un mondo
tutto suo…” e sa anche che i grandi mal sopportano la sua “abitudine di
immaginare e di sognare”. La madre, per questa ragione, lo porta spesso dal
dottor S. che gli prescrive una serie di preziosissime fiale omeopatiche. In
classe, guarda sempre fuori dalla finestra perdendosi in fantasticherie: è
attratto dalla grande statua dell’angelo posta all’ingresso del cimitero e non
dalle compagne di classe. Ma un giorno, inaspettatamente, la sua attenzione
viene distratta dalla voce di Arianna: “Mi voltai. La vidi mentre parlava dal
fondo dell’aula, in piedi, la testa alta e lo sguardo fermo sul professore “.
Ma la bella ragazza dai capelli ondulati, che ricordano quelli dell’angelo, pare
non accorgersi del nostro “eroe” che porta questo strano nome e che desidererebbe
tanto chiamarsi Alessandro, Andrea, Marco ma sa che Noè l’ha di fatto salvato
dalle acque profonde dell’anonimato.
Sposerò
Berlusconi è la storia di un innamoramento raccontata in prima
persona dalla voce di Noè, vero flâneur
de l’esprit, intercalata – a tratti - da aneddoti della vita dei filosofi:
Zenone di Cizio, Cratete, il suo discepolo Metrocle, Empedocle d’Agrigento,
Diogene, Eraclito, Pitagora, Anassagora.
“Talete di Mileto, il primo filosofo, se ne
uscì una notte a studiare il cielo limpido, gremito di stelle. E mentre il cielo
trascinava in alto il suo sguardo, precipitò in un pozzo” come il nostro eroe
che ama vagare e divagare attraverso le proprie fantasticherie amorose e non si
accorge di dove mette i piedi quando decide di fare un bel regalo alla sua
amata Arianna. Ma per scoprirlo, bisognerà inseguirlo nei suoi 103 passi, cioè
nelle pagine del bel romanzo di Cinquetti.
recensione di Maddalena Cavalleri pubblicata su Verona Fedele nel 2010
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