Franz Hals (1580-1666)
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Con
il ritratto di un bambino sorridente di Frans Hals, dipinto nel 1615, scopro
quello che ho vissuto nel 1985 con tutta una schiera di bambini. Una persona
morta tre secoli fa mi rivela ciò che di me vibra ancora nel momento in cui vi
parlo. Ciò mi piace, perché dice una cosa del tempo: che non è ordinato come si
crede. C’è dunque una bellissima solidarietà fra vivi e morti. Ci sono
solidarietà invisibili che bruciano tutte le pagine dei calendari. Una tortora
su un albero parlerà di un pittore morto che, a sua volta, mi parlerà della
luce che entra dalla finestra della mia stanza. Ci sono dei legami scintillanti
fra le cose sotterranee.
Nel
caso della pittura, oggetto della nostra attenzione, è raro dipingere dei
bambini senza cadere nello sdolcinato. Il volto di quel bambino è un volto e
nello stesso tempo è un cuore cresciuto all’aria aperta. Quelle luci brune e
ocra non cercano di far colpo. Sono molto vicine all’argilla di cui parla la
Bibbia, in cui scorre l’alito per arrivare agli imbecilli come noi. Forse un
vero artista è sempre moralista, nel senso pascaliano della parola. È il bene
che viene cercato con avidità, e allora la bellezza giunge inevitabilmente,
come una piccola carretta fissata a una più grande, che va tutta birra, come
dice ancora Francis Thompson : “Come una ricompensa accidentale”
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tratto da La luce del mondo di Christian Bobin
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